Nido di Vespa crabro: cosa fare?

Vespa • photo credits it.freeimages.com

Tutti noi, prima o poi, ci siamo trovati davanti ad un nido di vespe chiedendoci come comportarci. Se il primo impulso è quello di distruggerlo, non dobbiamo sentirci in colpa, ma comprendere che siamo animali ed in quanto tali, agiamo spinti da anni di evoluzione alla sopravvivenza

Nella nostra storia infatti, animali come le vespe, possono farci del  male, quindi il nostro cervello, ci spinge all’attacco preventivo.  Dobbiamo però ricordare quanto ci siamo evoluti dai nostri antenati  perciò fermarci di fronte ad un problema e chiederci sempre se è davvero  la scelta più corretta. Io l’ho fatto, e questo è il racconto di quanto  ho scoperto grazie ad un nido di Vespa crabro.

Gli animali non sono tutti uguali

L’idea che alcuni animali siano più meritevoli di attenzione e di sensibilità di altri, affonda le proprie radici in epoche molto lontane. Per gli egizi,  gli Dei si mostravano sulla terra come animali: ll babbuino era Thoth,  Dio della conoscenza, il falco Horus, Dio del cielo, il gatto Bastet,  Dea della guerra.  Nell’antica Grecia, gli animali, erano legati alle divinità: Afrodite era simboleggiata dalla colomba, Apollo dal cigno, Zeus dall’aquila. In epoca romana  poi, il lupo, era uno degli animali più sacri e la storia di Romolo e  Remo, allattati da una lupa, ne era la massima espressione. 

In epoca odierna, le cose non sono molto diverse: se oggi in India, grazie all’induismo, ci sono leggi per proteggere mucche e cani,  considerati animali sacri, in altre parti del mondo, la “sacralità” di  alcuni animali viene trasmessa dal loro stretto rapporto con la vita  dell’uomo. 

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In gran parte dell’occidente infatti, cani, gatti, conigli e cavalli sono considerati animali da compagnia  e pertanto, insigniti di valore e rispetto. Non si può dire però lo  stesso di altri animali che, nella storia dell’uomo e delle civiltà,  sono sempre stati considerati bestiamo o animali da fattoria ed  allevamento come galline, maiali, polli o mucche.

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Ma cosa, nella nostra mente, li ha resi appartenenti ad una classe  inferiore tanto da non provare pena per le loro sofferenze e la loro  morte? molti filosofi, nel tempo, si sono interrogati su questo quesito e  l’unica spiegazione che è stata data, è sempre strettamente connessa  alla forma culturale della quotidianità di ciascun popolo, legato quindi  alla sue tradizioni, tramandate nel tempo, siano esse  religiose, alimentari, territoriali. In fondo deve essere così, come  potremmo accettare, altrimenti, di trasformarli in pasto? è un “gioco”  della nostra mente che serve per proteggerci.

Gli insetti non sono animali come gli altri

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Per gli insetti però, è tutta un’altra storia: la loro peggiore  caratteristica? essere piccoli, ma non solo, anche l’essere in un gran  numero e soprattutto organizzati non li rende nostri amici. Noi esseri  umani, crediamo sia la loro forma, poco fascinosa, o le loro dimensioni  ad infastidirci ma in fondo, ciò che ci spaventa, nel profondo del  nostro  inconscio, è la loro estrema organizzazione, la vera grande  forza dopo il loro numero. 

Gli insetti sono i veri colonizzatori di questo  Pianeta, si trovano ovunque, a qualunque latitudine e condizione, anche  la più estrema e sono stati in grado, nei secoli, di evolvere sistemi  complessissimi per sopravvivere, raziando intere derrate alimentari e  per questo, mettendo a rischio la nostra stessa sopravvivenza. Non è  quindi una colpa esserne spaventati, almeno in un primo momento.

Nido di vespa: come rimuoverlo 

Mi sono interrogata io stessa molto spesso, su cosa esattamente  spinge ciascuno di noi a provare empatia, o meno, per una specie  piuttosto che per un’altra e, la scelta di intraprendere la filosofia  del veganismo, non esula, naturalmente, da questa riflessione. Un buon  esempio, forse, mi è stato dato da quanto accaduto di recente. Mi  piacerebbe raccontarvi una storia, infatti. 

nido di Vespa crabro • photo credits Carmela Kia Giambrone

Io ed il mio compagno abbiamo trovato un grosso nido di Vespa crabro, nota ai più con il nome di calabrone, in una casa disabitata da molto tempo.

Ci siamo chiesti così, dovendo procedere con dei lavori di ristrutturazione, come rimuovere questo nido  in modo da non provocare la morte degli animali e, naturalmente, senza  fare ricorso a veleni per noi, per gli animali stessi e per l’ambiente.   A primo acchito e dopo attenta valutazione, abbiamo deciso di chiamare i  vigili del fuoco, che in tutta risposta, ci hanno chiarito che anche se  fossero intervenuti, lo avrebbero certo fatto, utilizzando veleni con la meta di sterminare  l’intera colonia. Abbiamo così proseguito la nostra ricerca,  contattando un’azienda di eco-disinfestazione, molto nota, chiedendo  loro se fosse stato possibile rimuovere il nido senza provocare la morte  degli animali, l’azienda in questione, non ci ha nemmeno degnato di  risposta.

Ma non ci siamo arresi, abbiamo così contattato diversi entomologi ed alcuni apicoltori e così, abbiamo scoperto, che in Germania, i calabroni, sono annoverati come specie protetta,  pertanto, la rimozione dei loro nidi non è solo vietata dalla legge ma  gestita in modo del tutto rispettoso. Su suolo tedesco infatti, se il  nido si trova in una posizione pericolosa per l’uomo, gli organi  competenti dello Stato, seguitano a rimuoverlo senza arrecare danno agli  animali, addormentandoli mediante un gas e spostando il nido in luogo  più idoneo e di meno impaccio.

Io ed il mio compagno così ci siamo ritrovati di fronte ad una  riflessione: come è possibile che in due Paesi tanto vicini come Italia e  Germania, appartenenti entrambi all’Unione Europea, una condizione sia  gestita in modo tanto diverso sia burocraticamente che empaticamente?  non è la prima volta e non sarà di certo l’ultima, che un problema viene  gestito in modo tanto diverso su due suoli diversi.

Come allontanare delle vespe in modo naturale

Se piuttosto che di calabroni, si fosse trattato di vespe comuni e se  i nidi fossero stati all’inizio della loro costruzione, il metodo più naturale per far capire che il luogo scelto non era quello giusto, era allontanare le vespe  e per farlo, avrei potuto seguire questa semplice tecnica, naturale e  davvero molto efficace, se anche voi vi trovate in questa situazione  ecco di cosa si tratta!

Strumenti ed ingredienti utili:

  • 100g di polvere di caffè
  • 2 piattini resistenti al calore
  • un accendino

Procedimento:

  1. Posizionate qualche cucchiaio di caffè nei piattini;
  2. date fuoco alla polvere di caffè con l’accendino; 
  3. essa inizierà a bruciare, sprigionando immediatamente fumo molto aromatico e denso.
  4. Posizionate i piattini nelle vicinanze del nido di vespe in costruzione, facendo molta attenzione a non fare movimenti bruschi.
  5. In pochi minuti, vedrete le vespe allontanarsi, disturbate da questo fumo.
  6. Potrete  così rimuovere i piccoli nidi in formazione, le vespe così capiranno di  aver scelto il luogo non idoneo per costruire il loro nido e se ne  andranno altrove per ricostruirlo.

Mi raccomando, fatelo solo se il nido è all’inizio della sua costruzione e se molto piccolo,  innanzitutto per evitare rischi inutili, in secondo luogo per rispetto  della colonia che nel caso fosse ad un punto troppo avanzato non farebbe  a tempo a ricostruirlo.

La nostra scelta: attendere il compimento del ciclo naturale

Tornando alla nostra storia, la nostra decisione quindi non poteva che essere una: attendere i tempi naturali della fine del ciclo vitale delle Vespe crabro nel nido. Alla fine dell’estate, in modo del tutto naturale e senza utilizzare fuoco, veleni, fumo o altre sostanze o altri metodi, il nido stesso si spopolerà e potrà essere rimosso con facilità. 

Non vi nego che una volta rimosso lo conserveremo, abbiamo deciso di  farlo per due ragioni: la prima, meramente artistica, esso è infatti una  meravigliosa opera d’arte naturale che non può essere in alcun modo distrutta, la seconda ragione è che, questa storia, ci ha ricordato che c’è sempre più di una via da percorrere  davanti ad un problema, anche se la maggior parte delle persone vi  indica che la strada più comune e più percorsa, è l’unica corretta. 

La paura, emozione che guida l’uomo e gli animali  nella propria evoluzione, anche in questo caso, poteva prendere il  sopravvento ma, fermarsi, e chiedersi se fosse giusto scegliere la via  più facile, è stato immediato. La risposta è stata no e la storia,  perciò, prosegue imboccando una via diversa, alternativa, più rispettosa e forse poco comune.

Ma, in fondo, c’è sempre una scelta, non credete anche voi?

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Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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