Tè matcha, curcuma, quinoa: 3 cibi vegan troppo costosi?

tazza tè

Photo credits Carmela Kia Giambrone

Balzati agli onori della ribalta grazie alle scelte vegan e vegetariane, scopriamo i perchè nascosti dietro al caro prezzo (non solo economico) di alcuni dei prodotti alimentari a oggi più amati e poniamoli in relazione al loro valore e alla ragionevolezza del loro consumo nella nostra dieta.

Cibi cari vegani: coscienza e conoscenza dietro la scelta dei cibi

chiocciola
Photo credits Carmela Kia Giambrone

Se il movimento Slowfood è stato uno dei movimenti in grado di ridare valore al cibo in tutto il mondo come elemento culturale legato allo sviluppo economico dei popoli e, legato a doppio filo alle tradizioni ed alla cura dei territori, significa che una nuova coscienza culturale legata all’alto valore della terra e del cibo si è oramai fatta largo in moltissime persone soprattutto nelle più giovani generazioni.

Tè matcha: molto più che semplice tè verde

Le foglie di Camellia sinensis, la pianta del tè, vengono coltivate all’ombra per circa un mese prima di venire raccolte, private delle parti più dure e quindi ridotte in polvere. Questo processo permette alla pianta di produrre una maggiore quantità di antiossidanti del normale tè verde, sino a 3 volte di più. Il tè matcha è ricchissimo di polifenoli come le catechine e di teanina, caffeina che riducono lo stress fisico e psicologico e di acido glutammico capace di avere effetti tonificanti sul sistema nervoso centrale.

Il tè matcha ha quindi effetti benefici sull’apparato cardiovascolare, su quello nervoso ma anche sulle risposte immunitarie tipiche dei soggetti allergici, essendo infatti capace di ostacolare l’azione istaminica, ma ancora annovera anche proprietà antitumorali oggi studiate da team di scienziati di tutto il mondo.Queste sue meravigliose proprietà, rendono il tè matcha oggetto di lunghi studi scientifici e lo hanno ormai trasformato nel re di tutti i tè. Questo superfood, come viene anche definito, è così introdotto in drink e cibi come elemento energizzante, antiossidante, dimagrante e molto altro ancora, è alla base anche di numerose catene di food in tutto il mondo dando addirittua il suo nome ad alcune di esse.  Il tè matcha è una polvere termolabile però molto preziosa ed al contempo molto fragile: ecco perché quindi il costo di questo prodotto finale rispecchierà anche il suo valore intrinseco. Se coltivato con metodo biologico, proveniente da coltivazione UE e mantenuto lontano da luce, calore e ossidazione mediante appositi packaging, il tè matcha renderà immensi benefici al nostro intero organismo, mente compresa. Il suo alto costo? un piccolo prezzo da pagare per la nostra salute, tutta naturale, ovviamente.  

Curcuma longa: radice esclusivamente modaiola?

Radici di zenzero e curcuma – Photo credit Carmela Kia Giambrone

La radice di curcuma resa polvere viene utilizzata come colorante alimentare dalle aziende del food di tutto il mondo, viene aggiunta a bevande e prodotti da forno sino alle salse e viene indicata in etichetta come additivo alimentare dell’UE come E100. La curcuma viene tradizionalmente usata nella cucina indiana ed asiatica, l’India di fatto è il primo produttore a livello mondiale di questa radice, la sua polvere è uno degli ingredienti base del Garam Masala e viene usata anche durante i preparativi dei matrimoni per abbellire il corpo delle donne. La medicina poi attribuisce alla curcuma proprietà antisettiche ed antinfiammatorie.  In breve insomma questa radice da tipico prodotto tradizionale e industriale si è trasformato in un elemento fondamentale in cucina e nei gesti della salute naturale.  Ovviamente data la sua natura di radice coltivata prevalentemente in India e Cina, la soluzione migliore dal punto di vista della sostenibilità e della filiera ma non certo dei costi è quella di optare per coltivazioni biologiche provenienti dall’UE o se possibile equo e solidali. Scelte dettate da ragioni ambientali ma non economiche certo, ma come sempre ricordiamo che “abbiamo ciò che spendiamo”. Anche qui esiste un’alternativa: come per lo zenzero ed il topinambur, anche la curcuma può essere facilmente coltivata anche qui da noi sul proprio balcone o terrazzo ed addio costi alti.

Quinoa: il non cereale miracolo vegetale dell’altro capo del mondo

photo credits ancientarains.com

La quinoa è utilizzata tradizionalmente dai popoli di Bolivia ed in Perù, ma da qualche tempo a questa parte le sue proprietà nutrizionali, visti i suoi altissimi valori nutritivi quali fibre, fosforo, magnesio, ferro, zinco e l’alto tenore proteico completamente vegetale, l’hanno resa prodotto amatissimo nel mondo vegan e vegetariano.  

La globalizzazione e la ricerca di alimenti sempre nuovi e ricchi dal punto di vista proteico, hanno permesso in breve di far adottare la quinoa anche ad altri popoli non tradizionalmente abituate al suo consumo.  

Questo non-cereale è così entrato a far parte della nostra alimentazione benché spesso il suo prezzo, non esattamente economico, possa non poco far crescere dubbi.

Se scegliamo una produzione fair trade e biologica dobbiamo considerare non solo gli alti costi ma anche i trasporti e i costi di coltivazione ad essi legati.  

Benchè possa essere un prodotto molto nutritivo forse non è la scelta migliore quella di adottarlo come alimento quotidiano non solo a causa dei chilometri che compie per giungere nei nostri piatti ma anche perchè il desiderio di consumo di quinoa ha in questi anni modificato di molto i paesi produttori dal punto di vista economico e sociale.  

Un tempo infatti la quinoa si coltivava sulle montagne mentre l’economia dell’altopiano era basata sull’allevamento di lama e alpaca.

Oggi, grazie alla richiesta mondiale in costante crescita (l’Italia è uno dei maggiori importatori di tutta l’Europa) per poter potenziare la resa le coltivazioni di quinoa  hanno sostituito gli allevamenti.

Ciò che però è grave è che le stesse popolazioni locali, capendo il valore che essa ha per i paesi importatori non la consumano più, preferendo invece coltivarla per venderla, spesso senza tener conto della qualità di coltivazione, utilizzando fertilizzanti e pesticidi in maniera massiva, inquinando e depauperando il benessere naturale di acque e terra. 

Ma quando i paesi importatori sceglieranno di coltivarla da sé, il rischio sarà che un paese come la Bolivia, che ha convertito la sua economia basandola esclusivamente sull’agricoltura di quinoa, non sarà più in grado di sopravvivere grazie a questa coltivazione.  

E’ chiaro quindi che scegliere il consumo di un vegetale come la quinoa, ricco di proteine vegetali al pari della carne e, come affermato dalle Nazioni Unite “arma perfetta per sconfiggere la fame”, deve far scegliere anche metodi di coltivazioni sostenibili per l’ambiente e per le persone, vale a dire metodi fair trade e biologici, anche a costo di spendere maggiori soldi per acquistarla.

Voi cosa ne pensate? quali sono i cibi che pensate siano troppo costosi, non solo economicamente, per essere consumati quotidianamente? raccontatemelo nei commenti!

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Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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