Aspettando Cop26 10 parole per il Pianeta: : #4 biodegradabile

biodegradabile

Eccoci alla quarta parola del progetto 10 parole per il Pianeta, dopo la terza già vista ieri: biodegradabile.

Quando si parla di una sostanza biodegradabile, parrebbe ai più, di parlare di qualcosa di “ecologicamente perfetto”, come se la capacità di biodegradarsi, rendesse come per magia, qualunque sostanza ottima per il Pianeta. Eppure, anche se forse ti stupirà, questo concetto non è per nulla così semplice.

Scopriamo insieme quindi cosa significa davvero biodegradabile per il nostro bene e per il bene del nostro ambiente ed al contempo impariamo a fare scelte più consapevoli al di là di meri greenwashing.

Biodegradabile: che cosa significa davvero?

Riferendosi ad una sostanza biodegradabile, si intende una sostanza che può scomporsi in sostanze più semplici, grazie all’opera di microorganismi, batteri e funghi ma non solo, così da esser più facilmente metabolizzata. Pertanto, le sostanze biodegradabili per loro natura, se lasciate nell’ambiente, vengono scomposte ed infine eliminate.

Ciò che è biodegradabile non è però tutto uguale: ci sono sostanze biodegradabili a vita più breve e quelle a vita più lunga, con naturalmente ripercussioni diverse sul nostro Pianeta, a seconda che siano del primo o del secondo caso. Ulteriore dettaglio, spesso dimenticato, è il fatto che una sostanza, pur essendo biodegradabile, può stravolgere completamente la vita dell’ecosistema in cui viene rilasciata.

biodegradabile
photo credits Carmela Kia Giambrone thanx to Canva

Biodegradabile: tra scienza e natura

La biodegradazione, come abbiamo accennato, è un processo che avviene in natura e che interessa tutte le sostanze biologiche. I problemi nascono, quando si ha a che fare con sostanze non presenti in natura, una su tutte la plastica, ad esempio, ma non solo, come vedremo tra poco, anche con sostanze presenti ma in altri ecosistemi.

Un tassello importante infatti, che ci permette di comprendere di più su questo fenomeno biologico è dove avviene la biodegradazione. Il dove è un prinicipio essenziale: se essa avviene nel suolo, sarà più semplice, mentre se avviene in ambiente marino, sarà molto più complessa. Come a dire, che l’impatto ambientale di un determinato materiale, risulta legato strettamente al tempo che esso impiega a biodegradarsi nell’ambiente e perchè ciò accada, i fattori che giocano un ruolo chiave non sono solo la materia di cui è composto, ma anche quanto la sua struttura chimica è il più simile possibile alle sostanze presenti nell’ambiente di degradazione, suolo o acqua che sia.

In fin dei conti, la capacità di biodegradarsi di una sostanza, dipende quindi dalla capacità che i diversi microrganismi hanno di attaccarlo e trasformarlo da materiale organico a inorganico. Non dimentichiamo però, i possibili effetti del processo di biodegradazione di queste sostanza sull’ambiente in cui si trova.

Un esempio, che ci racconta la Prof.ssa Maria Cristina Lavagnolo, docente di ingegneria sanitaria e ambientale all’università di Padova, è relativa al rilascio di una sostanza biodegradabile ed apparentemente naturale quando rilasciata nell’ambiente “sbagliato”: “Il latte, se viene versato in grandi quantità in un corso d’acqua, viene aggredito dai microrganismi presenti nell’ambiente che essendo aerobi, ovvero che consumano ossigeno per il metabolismo, portano rapidamente il fiume ad anossia, ovvero a forte carenza di ossigeno nell’ambiente acquatico, cosa che induce a morte tutta la fauna acquatica che popola l’ambiente acquatico.” Come abbiamo visto quindi, il latte, pur essendo una sostanza del tutto naturale, è in grado comunque di stravolgere completamente la vita di un ambiente acquatico, pur essendo a tutti gli effetti una sostanza biodegradabile.

La velocità della biodegradazione ed i fattori che la influenzano

Altro fattore importante nel gioco complesso della biodegradazione, è la velocità: questo perchè, come sappiamo, l’impatto ambientale di una certa sostanza, deriva dalla sua permanenza nell’ambiente, ovvero quanto è più prolungata, tanto più il suo impatto ambientale sarà alto. La velocità che impiega un metariale per biodegradarsi quindi, risulta molto importante ed esso dipende sì, come detto, dalla sua natura ma anche dalle condizioni ambientali e dal suo quantitativo.

Gli ambienti dove il materiale può essere biodegradato possono essere molteplici:

  • il suolo;
  • l’acqua dolce;
  • l’acqua marina;
  • gli impianti industriali dedicati allo stoccaggio e alla degradazione dei rifiuti;

ed i fattori che governano la velocità della biodegradazione sono, ad esempio:

  • la quantità e la qualità dei microrganismi;
  • l’umidità;
  • la temperatura;
  • i raggi UV;
  • il pH;
  • l’ossigeno.

Se abbiamo quindi chiarito ieri, con la nostra terza parola appartenente al progetto 10 parole per il Pianeta, che il termine compostabile significa “che può essere compostato”, spesso la parola biodegradabile viene associata erroneamente (e non in modo involontario) al termine compostabile.

Purtroppo, causa greenwashing promosso dal marketing spietato di numerose realtà aziendali, unire il concetto di compostabile con biodegradabile ad esempio per una bioplastica, infonde nella mente dei possibili consumatori la sua semplicità di disgregazione ed il suo più leggero impatto ambientale. Eppure, se come sappiamo non è tutto oro ciò che luccica, biodegradabile non significa necessariamente che si degraderà rapidamente in natura, quindi, biodegradabile, in ultima analisi non significa per forza innocuo per l’ambiente. Gli esempi sono molti, uno su tutti i saponi ed i prodotti per la pulizia che per essere biodegradabili devono attenersi al regolamento CE numero 648/2004 e la biodegradabilità dei tensioattivi porta con sè una grande importanza nel gioco della sostenibilità ambientale.

Non ci resta quindi che, di fronte alla dicitura biodegradabile, chiederci: dove lo farà? da cosa è composto? che materiale è? mi serve davvero? insomma, nel difficile gioco in atto per la salvaguardia del Pianeta, ciò che svolge un ruolo davvero cruciale non solo bollini, marchi o parole come “bio” e “naturale” (o ancora “biodegradabile“), bensì sono molto più utili le classiche azioni:

  • riduci;
  • riusa;
  • ricicla;
  • …e (come dico da sempre) sii consapevole!

A domani con la parola numero 5 delle nostre 10 parole per il Pianeta,

fonti

  • isprambiente.gov.it – APAT – I quaderni della formazione ambientale – I rifiuti
  • senato.it
  • ilbolive.unipd.it
  • cnsc.iss.it
  • https://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06152dl1.htm
  • https://www.eea.europa.eu/it/segnali/segnali-2018/articoli/gravi-rischi-per-la-vita-sott2019acqua

Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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