Aspettando Cop26 10 parole per il Pianeta : #9 biologico

Siamo giunti alla nona, delle 10 parole per il Pianeta, il progetto che ci ha accompagnato, durante questo mese di attesa della Cop26, la ventiseiesima conferenza sul Clima che inizierà domani a Glasgow.

Biologico” è la parola che ho scelto e che voglio approfondire. Quando la si pronuncia o la si legge, immediatamente, i pensieri o si dirigono verso il “perfetto, è naturale, utile all’ambiente ed è anche salutare!” oppure “inutile, solo marketing, troppo costoso e non serve a nulla e poi, non esiste davvero il biologico!

Ebbene, tra questi due antipodi però, quanti davvero ne conoscono il significato, ovvero che cosa vuol dire, nella sua totalità, questo termine? Sappiamo che riguarda il metodo di agricoltura e di allevamento? Non ci giurerei.

Fate un piccolo esperimento: chiedetelo alla cerchia dei vostri amici, parenti, conoscenti, vi renderete presto conto che la percentuale di chi conosce il senso di questo termine è molto più bassa di quel che vi sareste aspettati.

Mi piacerebbe quindi approfondire questo tema, a me molto caro, con la speranza che domani, si potrà parlare di agricoltura biologica in un modo più consapevole e realistico senza preconcetti o peggio, frasi fatte.

Che cosa significa biologico

Il termine biologico, non significa benefico e nemmeno naturale. Biologico si riferisce al metodo con il quale avviene la coltivazione – o l’allevamento – di beni di consumo vegetali o animali.

Inteso in senso stretto, è la definizione di un metodo di coltivazione -o allevamento, appunto- che si attiene scrupolosamente ad un disciplinare, atto a regolamentare e certificare i prodotti che provengono da questa filiera, che si pone come obiettivo, il rispetto dell’ambiente, degli equilibri naturali e della biodiversità.

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photo credits Carmela Kia Giambrone thanx to Canva

Tale metodo, limita fortemente l’uso di molte sostanze sintetiche e non le esclude totalmente come spesso si pensa (come concimi, diserbanti, insetticidi, antibiotici). L’agricoltura biologica, si basa su un modello produttivo su larga scala, che vuole però integrarsi con l’ambiente, evitando monocolture, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali ed inquinamento di suolo, aria e acqua.

L’incidenza delle coltivazioni biologiche in Italia* equivale al 12% della totalità, considerato che è un dato in forte crescita costante. Inoltre la percentuale di italiani** che hanno mangiato biologico almeno una volta, negli ultimi 12mesi, è dell’83%, un dato quindi utile a comprendere quanto questo genere di metodo agricolo, sia ormai presente nelle nostre vite e che importanza ricopra.

Come funziona la certificazione bio

L’agricoltura biologica è una forma di agricoltura controllata a livello europeo e nazionale. Non ci si basa, quindi, su autocertificazioni di chi produce, ma su un sistema di controllo uniforme in tutta l’Unione Europea.

Ogni Stato designa autorità pubbliche e/o organismi di controllo privati che si occupano di controllare, agiscono a stretto contatto con le autorità competenti e ciascuno, possiede un codice di identificazione presente sull’etichetta di ogni prodotto biologico. L’azienda che, quindi, decide di fare biologico, comunica la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati (nella sola regione Lombardia 9 sono gli organismi certificatori: ABCERT Srl, BioAgriCert, BIOS S.r.l., CCPB S.r.l., CODEX Srl., EcoGruppo Italia S.r.l., ICEA – Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, QC S.r.l. e Suolo e Salute srl) così da poter ricevere l’approvazione di tale scelta, previo controllo.

Il logo biologico assicura al consumatore che il prodotto che sta comprando sia stato ottenuto secondo Regolamentazione europea sull’agricoltura biologica. Dal 1° luglio 2010, l’uso del logo, è obbligatorio.

biologico-organic-UE
photo credits ec.europa.eu

L’agricoltura biologica fa uso di:

  • rotazione delle colture;
  • limiti ristretti nell’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici, antibiotici nell’allevamento degli animali, additivi negli alimenti e coadiuvanti, e altri fattori produttivi;
  • divieto dell’uso di organismi geneticamente modificati (OGM);
  • uso delle risorse del luogo;
  • scelta di piante e animali che resistono alle malattie e che si adattano alle condizioni naturalmente presenti;
  • e molto altro.

Pare chiaro quindi che seppur con parecchie controversie e critiche, questo sistema di gestione dell’agricoltura risulta essere più sostenibile del metodo classico e se alcuni obiettano che con l’agricoltura biologica non è possibile ottenere una resa sufficiente per tutti, basta soffermarsi a riflettere su quanto della resa attualmente ottenuta viene destinato agli allevamenti intensivi.

Rivedere l’attuale sistema di gestione delle risorse alimentari, diminuendo cibi di derivazione animale preferendo invece cibi vegetali, permetterebbe di praticare un’agricoltura più sostenibile e certamente più rispettosa del Pianeta, degli animali e delle persone.

Il biologico, infine, non è certo l’unico metodo di agricoltura sostenibile, altra cosa è l’agricoltura naturale biodinamica, che però approfondiremo in un’altra occasione.

Che quindi scegliate bio o meno, la coda davvero importante è conoscere le ragioni e le modalità alla base della famosa dicitura bio.

Alle volte, è quasi meglio scegliere, per il Pianeta e responsabilità, prodotti coltivati magari a km0 e di stagione piuttosto che prodotti bio che provengono dall’altro capo del mondo. Bio quindi non è per forza sinonimo di sostenibilità, è sinonimo però di attenzione: al Pianeta, alle risorse ed alle persone.

A domani, con la decima e ultima parola de 10parole per il Pianeta (aspettando Cop26).

A presto,

Kia

Fonti

*(dati Sinab su Istat, 2015)

**(dati Nielsen)

aiab.it

sinab.it

https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:084:0019:0022:IT:PDF

https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/farming/organic-farming/organics-glance

https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/farming/organic-farming/controls

Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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