Orti botanici d’Italia: Pavia ed il platano di Scopoli

Photo credits Carmela Kia Giambrone • Orto botanico di Pavia

Vi siete mai chiesti, quale sia il luogo che in Italia è capace di racchiudere arte, storia, scienza e natura? io si e la risposta è arrivata dai numerosi e splendidi orti botanici che  costellano da nord a sud, ciascuno con le proprie particolarità, la  nostra penisola. Ho così deciso di iniziare un vero e proprio tour, alla  scoperta di questo meraviglioso tesoro troppo spesso dimenticato.

La mia prima tappa alla scoperta degli orti botanici d’Italia, non poteva che iniziare dalla Lombardia, mia regione natia e in cui tutt’ora vivo. Ho scelto Pavia,  come punto di partenza, perchè a breve sarà la mia provincia, ma anche  perchè, meno famosa di Milano, ha da sempre invece racchiuso in sè  enormi potenzialità, tanto come città quanto, e tra poco lo scoprirete  assieme a me, come luogo di studio e ricerca scientifica internazionale.  Venite con me in questo viaggio alla scoperta della storia naturale degli Orti botanici da  Pavia a Padova, passando per Bergamo, Milano e Palermo, un modo nuovo  per innamorarci del nostro territorio ma sempre a portata di week-end. 

Pavia ed il suo orto botanico: tra natura e scienza

Photo credits Carmela Kia Giambrone • chiostro orto botanico di Pavia

Pavia, città lombarda universitaria per eccellenza,  ricca di vita e di storia, racchiude, proprio a ridosso del suo centro  storico, quasi tre ettari di natura e scienza nel suo orto botanico fin dal 1700.

Chi di noi ama l’arte, è solito visitare musei e mostre, chiese e conventi eppure, sempre troppo spesso, all’interno dei nostri viaggi alla scoperta del bello del nostro territorio, dimentichiamo un elemento essenziale: la natura.

La rete degli orti botanici della Lombardia  racchiude in sé, 8 orti tutti da scoprire, solo in una singola regione.  Il mio viaggio pertanto, come vi dicevo, inizia da questa città: Pavia.  Come guida d’eccezione il Dott. Paolo Cauzzi, custode e giardiniere dell’orto botanico, che con il suo impegno e la sua dedizione tiene in vita questa meravigliosa oasi verde,  viva e preziosa di Pavia senza non poche difficoltà. Paolo, gentilmente  mi ha accompagnato passo dopo passo, alla scoperta delle numerose  piante, insolite, uniche e storiche di questo ambiente ricco, che vive  tra scienza e natura.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • quadrifoglio d’acqua –  felce acquatica

La storia dell’orto botanico di Pavia

photo credits scopolia.unipv.it

L’orto botanico di Pavia affonda le sue radici storiche a metà del 1700. Fu fondato, per studiare le piante dal punto di vista medico  poi, da sempre legato a doppio filo alle facolta scientifiche di  Scienze Naturali e Scienze Biologiche. La sua sede, fu quella dell’area  della chiesa di S. Epifanio, annessa al convento dei Padri Lateranensi,  di cui se ne ha immediatamenete percezione, entrando dal chiostro dell’ingresso.

La sua disposizione ha fin da subito preso ispirazione dall’orto botanico di Padova. Nel 1777, Scopoli ne divenne il direttore e con lui, l’orto, divenne quel che conosciamo oggi. Naturalmente, le direzioni che si susseguirono, arricchirono sia per numero che per specie, le piante presenti ed elaborarono piani di miglioramento e restauri.  Ci auspichiamo che anche oggi, parte dei finanziamenti destinati al  sostegno alla cultura, giungano a luoghi tanto importanti come gli orti  botanici, tanto per la nostra storia quanto per la tutela della ricerca e  del patrimonio naturale del nostro Paese e non solo.

Photo credits Carmela Kia Giambrone

Le serre dell’orto botanico di Pavia

La prima serra che incontriamo è quella dedicata alle piante tropicali, la quale fu costruita a metà degli anni ’70 del secolo scorso ed è arricchita di piante provenienti da tutto il Pianeta.

Photo credits Agr. Dott. Paolo Cauzzi • serra tropicale

Purtroppo, a causa di un forte temporale a fine agosto che ha  lesionato la copertura della serra, durante la mia visita non mi è stato  possibile per ragioni di sicurezza, addentrarmi in questa meravigliosa  oasi ma, seppur con uno scorcio esterno, ne ho potuto ammirare le  numerose varietà presenti e l’ambientazione alla Indiana Jones.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serra tropicale – scorcio

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serra tropicale – scorcio

Ho poi avuto il piacere di visitare le serre scopoloniane poste nella parte più profonda dell’orto, collegate tra loro da un atrio, le quali racchiudono una collezione mirabile di cactacee, piante succulente e cicadaceae, Paolo mi diceva centinaia e centinaia, io non le ho contate ma mi sono fidata della sua esperienza!

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serre scopoloniane

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serra succulente

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serra cicadaceae

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serra cicadaceae – scorcio

Nella parte antistante le serre, è possibile, su entrambi i lati nei lettorini, ammirare le collezione di piante officinalei e tossiche come lo stramonio (Datura stramonium) o l’edera velenosa (Toxicodendron radicans), godere della parte dedicata alla ricerca e alla didattica grazie alla presenza di orticole provenienti dalla banca dei semi antichi. Inoltre, piccola curiosità, una costellazione di piante di peperoncino provenienti da tutto il mondo,  gentile dono di un amante dell’orto che, come mi raccontava Paolo,  lentamente e con paziente lavoro genetico, vengono riconsciute, una dopo  l’alta.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • peperoncini

Photo credits Carmela Kia Giambrone • lettorini fronte serre

Superate le serre scopoloniane, si giunge, facendo qualche scalino, nell’area più selvaggia dell’orto, se così possiamo dire, certo quella che ci permette per un istante di dimenticare il giardino all’italiana:  qui è dove possiamo ammirare molte specie arboree, arbustive ed il  famoso platano che Scopoli piantò in commemarazione della morte di  Linneo nel 1778, vero albero monumentale del nostro Paese. 

Photo credits Carmela Kia Giambrone • platano di Scopoli

Photo credits Carmela Kia Giambrone • platano di Scopoli

Un maestoso Platanus hybrida di oltre 40  metri di altezza, oltre 7 metri di circonferenza che con le sue fronde,  ripara buonissima parte dell’orto. Osservarlo da vicino ci permette  davvero di comprendere quanto la vita di un uomo, se paragonata alla  longevità di un albero, sia forse rapida come un battito d’ali.

Photo credits Carmela Kia Giambrone

Proseguendo nella nostra visita, Paolo mi mostra poi diverse peculiarità dell’orto: dalle piante di Camelia sinensis in grado di resistere al gelo risalenti al 1890

Photo credits Carmela Kia Giambrone • Camelia sinensis resistente al gelo

ma ancora alle felci filiformi, Calamaria di malinverni,  acquatiche che fanno parte di un progetto di ripopolamento. Questa  infatti è una tipologia di felce endemica che cresce solo tra il Sesia  ed il Ticino e che sta scomparendo da queste zone umide a causa dell’agricoltura intensiva e dell’inquinamento da pesticidi e diserbanti. La specie è protetta a livello europeo e proprio l’orto botanico sta lavorando ad un progetto di reintroduzione in ambiente naturale di questa preziosa specie vegetale.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • Calamaria di malinverni

Lungo il viale che porta dall’ingresso dell’orto alle serre, si  possono ammirare il laghetto con specie proprie delle zone umide come il  quadrifolgio d’acqua

Photo credits Carmela Kia Giambrone

Photo credits Carmela Kia Giambrone

e su entrambi i lati, alcune specie caratteristiche degli ambienti forestali della pianura padana lombarda, meritevoli di tutela. Tra queste vi sono il mughetto (Convallaria majalis), il giaggiolo siberiano (Iris sibirica) ed il dente di cane (Erythronium dens-canis).

Photo credits Carmela Kia Giambrone

Nelle piccole aiuole triangolari che Paolo mi racconta che in  primavera si tingono dei colori più variopinti, sono infatti destinate a  piante minacciate di enstinzione, autoctone, rare, bulbose o tipiche  delle zone del sottobosco. Un’area poi è stata dedicata esclusivamente alle felci, su un lato autoctone, sull’altro lato, provenienti da tutto il pianeta.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • felci provenienti dal Sud America

Photo credits Carmela Kia Giambrone • felci autoctone

Sul lato a sud dell’orto, dove Paolo mi racconta fino a prima della guerra era possibile ammirare una formazione di serre frontali, nel  dopoguerra, fu necessario  far fronte alle enormi perdite di collezioni  e danni alle strutture dell’orto botanico, così furono smantellate  trasformando la facciata e l’area in un giardino tipico delle ville  italiane del 1700, arricchendo inoltre l’area con una bella fontana che  campeggia proproio centralmente.

photo credits scopolia.unipv.it

Fronte questo spazio tutta l’area del roseto, istituito da Raffaele Ciferri, nel secondo dopoguerra, uno dei veri fiori all’occhiello dell’orto botanico di Pavia.  Molte le specie coltivate ibride moderne ma anche molte specie  selvatiche, naturali e antiche che, come mi spiegava Paolo, vengono  lasciate andare a compimento del loro ciclo vitale fino a produrre i  tipici cinorroidi ricchi di semi. Naturalmente poi Paolo le curerà e le  poterà, azioni necessarie per mantenerle in salute e sempre rigogliose.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • lato sud dell’Orto botanico di Pavia

Photo credits Carmela Kia Giambrone • cinorroidi di rosa

Affiliato all’orto botanico di Pavia, vi è anche la Banca del Germoplasma Vegetale che ha come mission primaria la coservazione dei semi di piante autoctone minacciate  dal climate change, dall’ inquinamento, dalla perdita d’habitat e  dall’agricoluta intensiva. La Banca di conservazione dei semi permette  di mantenere alti livelli di biodiversità, incentivando un modello si sviluppo sostenibile e proteggendo dall’estinzione molte specie vegetali.

Particolare attenzione viene data alle piante selvatiche alimurgiche ed officinali della flora spontanea italiana ed alla specie selvatiche strettamente connesse delle specie coltivate, alle specie orticole tradizionali, entrambe molto importanti per la conservazione della diversità genetica agraria.

Photo credits Carmela Kia Giambrone • serra delle orchidee

Infine, proprio in un angolo sottostante l’ingresso è presente una  piccola serra dedicata alle orchidee, ho potuto visitarla brevemente ed  apprezzarne la moltitudine di specie presenti, ivi inclusa una  meravigliosa pianta d’ananas, chissà che anche la mia piccola in vaso  non fruttifichi un giorno!

Photo credits Carmela Kia Giambrone

Molte le attivitità che l’orto organizza tanto per rendere sempre più  vivo questo spazio di culura e scienza quanto per avvicinare le persone  a questo meraviglioso luogo. Proprio a fine settembre, il 26, ci sarà  un evento legato alle sementi antiche e rare, da non perdere  assolutamente! Seguite la pagina facebook dell’orto o iscrivetevi ala  newsletter dell’associazione gli amici dell’orto, che organizza manifestazioni, visite guidate e molto molto altro ma visitatelo, assieme ai piccoli di casa o armati di macchina fotografica, non ve ne pentirete!

Indirizzo: orto botanico di Pavia • Via S. Epifanio, 14 – Pavia

Fonti e link utili:

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Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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