Cos’è il bleaching dei coralli: come impedirlo con scelte quotidiane

oxybenzone

Il clima della Terra si sta riscaldando e per la gran parte questo è dovuto alle attività umane.

Tra 35 mila e 60 mila specie abitano la barriera corallina e tra 1 e le 9 milioni di specie vivono grazie alle barriere coralline. I coralli, che abitano le barriere coralline sono molto sensibili ai cambiamenti di temperatura ecco perchè il global warming causa il cosiddetto bleaching o sbiancamento dei coralli.

L’intensità dello sbiancamento aumenta con l’aumentare della temperatura. Scopriamo insieme di cosa si tratta e cosa possiamo fare noi per aiutare a combatterlo.

Che cos’è il bleaching dei coralli?

Le zooxantelle sono alghe simbiontiche, colorate, che vivono all’interno dei coralli, esse danno loro colore e sono fonte di energia. Tuttavia, se la temperatura del mare diventa troppo calda o si verifica un qualche tipo di evento di stress (anche chimico come vedremo più avanti), le alghe muoiono. Senza le alghe, i polipi di corallo si sbiancano e piano piano muoiono.La perdita di queste zooxantelle è ciò che chiamiamo “sbiancamento dei coralli” ed i coralli possono morire se la situazione non ritorna alla normalità in tempi brevi.Uno sforzo da parte dei governi e delle popolazioni per ridurre le emissioni di CO2 permetterà di ridurre l’aumento delle temperature oceaniche e l’acidificazione conseguente, ma anche la scelta di una pesca sostenibile a livello mondiale sarà determinante per la capacità di recupero della Grande Barriera Corallina.

Stress ambientali per la barriera corallina

Photo credits flowergarden.noaa.gov

Photo credits FGBNMS / Schmahl

Gli stress che possono portare allo sbiancamento della Barriera Corallina comprendono:

  • estremi di salinità e pH;
  • inquinamento;
  • stress da temperatura. 

Non tutti i coralli rispondono in modo uguale agli eventi di stress, come è possibile vedere in queste due colonie di coralli: uno è completamente sbiancato e l’altro no.La Grande Barriera Corallina ha vissuto due importanti eventi di sbiancamento:

  • nell’estate del 1998 il 42% delle barriere coralline ha subito bleaching 
  • nell’estate del 2002 e il 54% delle barriere coralline ha subito bleaching

Le temperature della superficie del mare durante le estati del 2005, 2010 e 2016 sono state molto alte nel Golfo del Messico ed hanno causato importanti eventi di sbiancamento e problemi simili sono stati osservati nelle barriere coralline di tutto il mondo in quegli stessi anni.

Sistema di telerilevamento per monitoraggio delle barriere coralline

I dati satellitari sulla temperatura della superficie del mare sono la base di un sistema di telerilevamento coordinato da NOAA Coral Reef Watch in tutto il mondo.Attraverso questo sistema, gli scienziati monitorano la superficie del mare in oltre 30 siti nei Caraibi e nel Golfo del Messico quindi confrontano i dati con le medie storiche della temperatura per determinare la probabilità di sbiancamento dei coralli in ciascuna località.Questa la mappa dal sito Web di Remote Sensing di Coral Reef Watch che mostra tutti i siti attualmente monitorati nei Caraibi e nel Golfo del Messico.  I grafici di dati su quel sito web danno una visione diretta di quanto le temperature vicine siano alle soglie di sbiancamento e alle temperature medie mensili.Per ulteriori informazioni su come funziona questo sistema e su cosa mostrano i grafici della temperatura andate al sito web di Coral Reef Watch.

Le Isole Hawaii ed il divieto d’uso di alcune creme solari con ossibenzone

Alle Isole Hawaii, bisogna controllare che marca di crema solare usare perchè alcune a breve saranno messe al bando, vietate perché dannose per le barriere coralline.

Tweet di Will Espero, senatore delle Isole Hawaii fino al 2018

Le Isole Hawaii stanno vagliando una legge che vieti le creme solari che contengono  ossibenzone poiché causano seri danni alle barriere coralline.

Uno studio del 2015 e pubblicato negli Archives of Environmental Contamination and Toxicology ha rilevato che l’ossibenzone è un pericoloso contaminante, foto-tossico, degli ambienti marini, prodotto da piscine e scarichi di acque reflue (civili e provenienti da imbarcazioni). L’ossibenzone trasforma le planule da uno stato mobile a una condizione deformata e sessile ed esse mostrano un tasso crescente di sbiancamento dei coralli in risposta all’aumento delle concentrazioni di ossibenzone. 

Gli scienziati dell’Haerecticus envirionmental laboratory hanno scoperto che le sostanze chimiche si rilasciano in mare dopo essere state spalmate sulla pelle provocando lo sbiancano dei coralli.Lo studio ha quindi confermato come l’ossibenzone rappresenti un pericolo per la conservazione della barriera corallina ed una minaccia alla resilienza delle barriere coralline ai cambiamenti climatici.Una ricerca pubblicata su Nature basata sul lavoro di team di scienziati in Italia, Spagna, Israele e Iran ha rilevato che anche piccole dosi di ossibenzone è in grado di danneggiare il reef. I ricercatori hanno rilevato concentrazioni 12 volte superiori nelle acque delle Hawaii e delle Isole Vergini americane.

Cosa possiamo fare noi per aiutare le barriere coralline?

Semplice: 

  1. scegliere uno stile di vita sempre più responsabile e sostenibile, un impatto minimo, uno slowliving;
  2. autoprodurre e ridurre ciò che è possibile mettendo al bando ciò che non vale davvero;
  3. scegliere prodotti di bellezza ecocompatibili (dal make up alle creme);
  4. optare per detersivi per la pulizia della casa ecologici
  5. e… parlando di creme solari, perchè no scegliere i buoni e vecchi filtri fisici a quelli chimici, a base di ossido di zinco, per esempio.

E voi da dove volete iniziare per salvaguardare il Pianeta? raccontatemi la vostra storia nei commenti!

Fonti:

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Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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